La cannabis può approdare sulle tavole italiane.
Il 16 gennaio 2020 è stato pubblicato, in Gazzetta Ufficiale, il Decreto che fissa i limiti massimi di tetraidrocannabinolo (THC) negli alimenti. Tale decreto si attende dal dicembre 2016, cioè da quando il disegno di legge presentato nel 2015 fu tramutato nella famosa legge n° 242, approvata con lo scopo di promuovere la coltivazione di canapa e le varie filiere di trasformazione ad essa collegate.
Via libera, quindi, a biscotti, taralli, pane, farina, olio, ma anche ricotta, tofu e birra contenenti il principio attivo. Per la Coldiretti con il decreto “sono state date risposte alle centinaia di aziende agricole che hanno investito nella coltivazione di questo tipo di pianta”. Secondo l’associazione, in 5 anni i terreni coltivati a canapa in Italia sono aumentati di 10 volte, passando dai 400 ettari del 2013 ai quasi 4mila del 2018.
Sono dunque passati 3 anni, durante i quali i semi di canapa a scopo alimentare e loro derivati (decorticato, olio e farina) sono stati venduti rispettando la circolare del 22/05/2009 che regolamentava la produzione e la commercializzazione di prodotti a base di semi di canapa per l’utilizzo nei settori dell’alimentazione umana, riconoscendone anche il potere antiossidante dato dall’elevato contenuto di acidi grassi polinsaturi in essi contenuti.
I limiti di THC stabiliti dal decreto
Il decreto stabilisce che il limite massimo di Thc per i semi di cannabis sativa, la farina ottenuta dai semi e gli integratori contenenti alimenti derivati, è di 2 milligrammi per chilo. Per l’olio ottenuto dai semi, invece, la soglia da non superare è di 5 milligrammi per chilo. Per la coltivazione e vendita di piante, fiori e semi a basso contenuto di principio psicotropo (Thc) si stima un giro d’affari potenziale stimato in oltre 40 milioni di euro, con un rilevante impatto occupazionale per effetto del coinvolgimento di centinaia di aziende agricole.
La richiesta della Coldiretti
La coltivazione di piante di canapa è diffusa in tutto il nostro Paese, secondo quanto riferito da Coldiretti. Questo tipo di coltivazione si estende da Nord a Sud, dal Piemonte alla Puglia, dal Veneto alla Basilicata, ma è presente anche in Lombardia, Friuli Venezia Giulia, Sicilia e Sardegna. “Ora - conclude l’associazione - serve un analogo intervento legislativo per regolamentare una volta per tutte anche il settore che coinvolge la commercializzazione dei derivati della cannabis sativa nel rispetto dei principi costituzionali e convenzionali”.
Resilienza Italia Onlus è profondamente convinta che la Canapa sia una risorsa estremamente utile per l'ambiente e l'economia e che necessiti di una legislazione adeguata per poter essere valorizzata al meglio. Se anche tu sei d'accordo, aiutaci oggi a realizzare il nostro sogno, il 2020 può davvero essere un anno di svolta per il nostro ambiente. Un mondo più sostenibile è possibile.
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