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La canapa è un’alleata preziosa nelle sfide ambientali.

Non solo perché può essere fondamentale nel cambio di paradigma dall’uso sfrenato di derivati del petrolio, come ad esempio la plastica, o per l’enorme riduzione che potrebbe portare ai livelli di CO2 che immettiamo nell’atmosfera o per ridurre la deforestazione: può essere la chiave per aiutarci a ripulire letteralmente il pianeta tramite la fitorimediazione.

“Uno dei primi esempi moderni nell’utilizzo di piante per ripulire terreni contaminati è stato avviato in America agli inizi degli anni ’90″, racconta Mario Catania a proposito di fitorimediazione nel libro pubblicato da Diarkos. “E l’ennesimo paradosso che coinvolge questa pianta vuole che sia un esperimento tentato proprio dall’azienda DuPont, più volte messa in relazione al proibizionismo nei confronti di questa pianta. “Nello stesso periodo a Chernobyl”, si legge, “a pochi anni dal disastro nucleare, la canapa venne utilizzata nel tentativo di ripulire i terreni contaminati dai metalli pesanti. Ilya Raskin, una scienziata membro del team, coniò il termine fitorimediazione, mentre Vyacheslav Dushenkov, altro membro del team di ricercatori della società Phytotec, spiegò che: “La canapa si sta dimostrando come una delle migliori piante fitorimediative che siamo stati in grado di trovare”.

Anche in Italia abbiamo alcuni esempi di questo tipo. A partire dalla sperimentazione fatta presso la masseria Fornaro, che sorge vicino all’ex Ilva e che si vide abbattere tutti gli animali a causa degli elevati livelli di diossina presenti.

Oggi ne sta nascendo un altro, a cura dell’ABAP (Associazione Biologi Ambientalisti Pugliesi), che, dopo aver vinto un bando apposito, si stanno preparando ad effettuare lo studio in Puglia utilizzando diverse varietà di canapa. É il progetto GREEN (Generare Risorse Ed Economie Nuove).

“Il progetto fra parte di un filone di ricerca promosso dalla regione Puglia e noi siamo tra i vincitori”, sottolinea Marcello Colao, biologo dell’associazione spiegando che: “è finalizzato a studiare l’impiego della cannabis per fare degli studi sperimentali. Noi metteremo a confronto alcune varietà presenti nel catalogo europeo per vedere come si comportano dal punto di vista dell’accumulo dei metalli pesanti nella fitorimediazione. In base a questo stileremo una lista con le varietà più performanti e quale funziona meglio tra quelle disponibili”.

Si prevedono poi alcuni incontri pubblici per diffondere i risultati ottenuti. Il progetto vero e proprio inizierà a marzo con la semina in campo vicino all’aeroporto di Bari. “L’idea è quella di coltivare un ettaro che sarà diviso in due zone: una sarà coltivata a filari con le diverse varietà e l’altra a piccole aree di coltivazione, per capire le diverse modalità di reazione della pianta”.

Altro passaggio sarà quello di cercare di capire come e dove la pianta stocchi le sostanze inquinanti tolte dal terreno. “É un tassello importante, anche perché finalmente la ricerca indipendente viene finanziata dal pubblico e mi sento di dire che la Regione si è dimostrata coraggiosa”.

Resilienza Italia Onlus è profondamente convinta che la Canapa sia una risorsa estremamente utile per l'ambiente e l'economia e che necessiti di una legislazione adeguata per poter essere valorizzata al meglio. Se anche tu sei d'accordo, aiutaci oggi a realizzare il nostro sogno, il 2020 può davvero essere un anno di svolta per il nostro ambiente. Un mondo più sostenibile è possibile.

 

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