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Lunedì, 13 Luglio 2020 22:01

Un ottimo Fitodepuratore dei terreni inquinati

La canapa è un ottimo depuratore naturale – fitodepuratore - di ambienti e terreni contaminati dall’inquinamento dell’uomo.

A partire dal 2017, IspraIstituto Superiore per la Protezione e la Ricerca Ambientale ha riconosciuto 22 nuovi casi di danno ambientale in Italia, uno studio effettuato sul tutto il territorio nazionale, derivanti da contaminazioni inquinanti di vario genere, il numero reale può anche raddoppiare, poiché alcuni terreni risultavano contaminati da differenti tipologie di inquinanti.

La fitodepurazione mediante canapa, cioè l'assorbimento o degradazione del contaminante attraverso l'azione delle piante, è particolarmente efficace in casi di ambienti contaminati da metalli pesanti.

I rapidi cicli di crescita della pianta, cardine chiave del suo utilizzo a tal fine, permettono di vedere dei risultati già nel breve periodo.

 

Il ciclo di fitodepurazione della canapa, illustrato: le molecole metalliche percorrono la fibra, rimanendo in foglie, radici e florescenze.

La fitodepurazione della canapa: i metalli nel terreno vengono assorbiti in parte dalle radici, finendo poi in foglie e florescenze, lasciando intatta la fibra. 

 

Come funziona la fitodepurazione?

Crescendo agevolmente in differenti tipi di ambienti climatici e terreni, la canapa si applica facilmente alla fitodepurazione in tutto il territorio dello Stivale, isole incluse.

La canapa è definita un bioaccumulatore, ovvero una pianta in grado di immagazzinare al suo interno metalli pesanti presenti nel terreno senza che questa procedura possa comprometterne la crescita o la sua qualità. Pare infatti che la canapa sia in grado di accumulare principalmente nelle radici e foglie e nel fiore – materiali come nichel, piombo, cadmio e altri metalli, lasciando quindi la fibra commercializzabile, senza variazioni nel prodotto ad uso industriale o come biomassa se le percentuali di metalli pesanti nel terreno non sono estremamente elevate.

Da molti studi, inoltre, è stato conclamato come l’incremento di biomassa di Cannabis Sativa L., cresciuta in fanghi di depurazione non industriali, abbia portato ad un notevole decremento della concentrazione dei materiali inquinanti, di cui 35 volte per il rame, 30 volte per lo zinco, 12 volte per il cromo, 10 volte per il nichel, 6 volte per il piombo, 3 volte per il cadmio, rispetto alla concentrazione iniziale sul territorio.

Un ulteriore studio ha evidenziato come la canapa sia stata in grado di abbassare anche la concentrazione di inquinanti organici (crisene e benzo-a-pirene, idrocarburi presenti in molti siti industriali) e, se coltivata in loro presenza, risulterà come bonus un notevole incremento di biomassa, a beneficio quindi anche della coltivazione, oltre alla fitodepurazione del terreno.

 

La canapa da sola, ma ancora di più tandem con altre specie fitodepuratrici, ha dimostrato di essere – a seconda della tipologia di elementi inquinanti riscontrati sul terreno – un’ottima alternativa a procedimenti bio-chimici o high tech, i quali possono richiedere un maggior tempo per vederne l’efficacia, o possano risultare economicamente meno sostenibile, senza contare ovviamente tutti i fattori Green già insiti nella pianta, come il miglioramento della qualità dell’aria nell’ambiente.

Immaginate cosa potrebbe fare in breve tempo una pianta del genere in situazioni quali l'Ilva, Piombino, la Terra dei fuochi, e ancora molti altri.

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Sabato, 11 Luglio 2020 21:22

Le Interviste del Borgo, parte 4

Gli appuntamenti con le interviste de Il Borgo della Canapa proseguono con le parole del Dott. Alberto Di Maio, Responsabile Fundraising di Resilienza Italia ed esperto del settore.

 

1) Cosa ne pensa del progetto il Borgo della Canapa?

Venuto a conoscenza del progetto del Borgo della Canapa sono rimasto colpito dal potenziale di crescita sociale insito in esso, dalle sinergie che avrebbe potuto creare tra diverse categorie lavorative e, ovviamente, dal forte impatto Green che la sua realizzazione avrebbe portato sul territorio.

 

2) Perché ha deciso di collaborare con Resilienza Italia? 

Sono stato catturato dalla sicurezza e dalla volontà di portare una nuova realtà in Italia come il Borgo della Canapa da parte del Presidente Francesco Vitabile e di tutto lo staff di Resilienza Italia. È necessaria molta energia per creare qualcosa da zero e dare le fondamenta ad un progetto di così grande importanza per il territorio italiano.

Ritengo che la strada intrapresa da Resilienza Italia per creare un circolo virtuoso tra Profit e No Profit sia una scelta vincente ad ogni livello di impatto, specie in un periodo economicamente impegnativo come quello attuale.

 

3) Come si può integrare con il progetto di Resilienza Italia Onlus?

La mia esperienza nel Terzo Settore, nel campo della comunicazione, della raccolta fondi e creazione di progetti – crowdfunding e fundraising - darà supporto agli attuali sviluppi in corso d’opera del progetto del Borgo e dei numerosi altri progetti di Resilienza Italia, per creare il maggior numero di sinergie possibili tra Profit e No Profit, in un’ottica di ottimizzazione dei risultati.

Attraverso il mio apporto tecnico sarà più agevole lavorare parallelamente a più progetti, i quali supporteranno nel tempo l'Ecovillaggio e le iniziative di Resilienza Italia sul tema, fornendo il giusto risalto ad un nuovo modo di vedere il No Profit, già intrapreso dall'Associazione.

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Venerdì, 03 Luglio 2020 09:28

Le interviste del Borgo, parte 3

Gli appuntamenti con le interviste de Il Borgo della Canapa proseguono con le parole di Vincenzo Guarnieri, socio di Resilienza Italia e Presidente di Policanapa srl.

1) Cosa ne pensa del progetto il Borgo della Canapa?

Mi è piaciuto da subito. Credo che la scelta di raccogliere la pianta una sola volta e lavorarla in tutti i suoi co-prodotti sia vincente; così come la realizzazione di un borgo, di un villaggio adiacente al centro polifunzionale dove la socialità è un valore. Il Profit e il No Profit che collaborano sono il futuro dell’economia che punta sull’uomo e sulla natura.

 

2)Perché ha deciso di collaborare con Resilienza Italia?

Per la visone a lungo termine e la lungimiranza dimostrata da Resilienza Italia che ben si accordava con la nostra visione.

 

3) Di cosa si occupa lei/la sua società e come si può integrare con il progetto di Resilienza Italia Onlus?

Come presidente di Policanapa srl, posso dire che questa nasce da 5 anni di lavoro e di ricerca sulla canapa.

La realizzazione di macchine sperimentali per il taglio e la lavorazione della canapa, cosi come i protocolli per la semina, la crescita e la raccolta del prodotto in campo, sono i risultati ottenuti in questo percorso.

Nel tempo si è sviluppata l’idea di un centro polifunzionale e del motto Un taglio, Quattro Raccolti che si completa al progetto di Resilienza Italia.

Non ci siamo fermati qui. Abbiamo sviluppato materiali compositi utilizzando quanto da noi prodotto, separando la pianta e dando una spinta alla ricerca e all’innovazione, creando collaborazioni con università e società innovative nello sviluppo di biomateriali.

Perché oltre alla produzione di materia prima, siamo convinti della assoluta necessità di continuare a innovare per trovare nuovi mercati ed esplorare nuove frontiere.

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Lunedì, 29 Giugno 2020 15:02

La canapa, un vero e proprio "Superfood"

La Canapa è considerata da nutrizionisti, chef ed esperti del settore alimentare un vero e proprio Superfood: il seme di canapa è uno dei frutti oleiferi più preziosi per la nutrizione.

I semi di canapa contengono grandi quantità di proteine nobili, raccogliendo tutti gli amminoacidi essenziali al corretto funzionamento del corpo umano. Inoltre hanno un alto contenuto e varietà di vitamine, tra cui A, E, B1, B2, PP, C, nonché sali minerali come ferro, calcio, magnesio, potassio e fosforo.

La maggior parte dei grassi è costituito da omega 3 ed omega 6 e è presente anche la lecitina, che aiuta il metabolismo dei grassi e numerosi fitonutrienti.

I semi di canapa - e i loro derivati di produzione alimentare - sono sostanzialmente un alimento completo, costituito da oltre il 30% di grassi (in prevalenza polinsaturi), circa il 25% da proteine e altrettanti carboidrati. 

La qualità delle proteine presenti nei semi di canapa è altresì degna di nota: l’edestina, combinata all’albumina favorisce la disponibilità degli amminoacidi essenziali in una proporzione perfetta, garantendo al nostro organismo gli elementi necessari alla costruzione delle immunoglobuline, le quali svolgono funzione di anticorpi. 

Questi, infatti, è ricco di Omega 3, 6 e 9, in rapporto di 2,5:1, vale a dire perfetto per venire assimilato dall’uomo, e raramente presenti in tali quantità negli altri oli vegetali.

È inoltre presente un elevato numero di vitamina A, B e D, fondamentali come funzione antiossidante e per combattere i radicali liberi.

Il consumo di semi di canapa e dei suoi derivati alimentari complessi (olio, farina, pasta, etc.) aumenta il livello delle difese immunitarie e diminuisce i livelli di colesterolo, combatte malattie quali diabete, malattie vascolari e psoriasi.

 

I diversi utilizzi della canapa

Con le foglie e i fiori della canapa si producono tisane, birra, caramelle, olio essenziale utilizzato in profumi e come aromatizzante per alimenti.

Con i semi, invece, si ottengono, esche per pesci, olio, condimento per alimenti utilizzato nella produzione di margarine, tofu, gelati e derivati, integratori alimentari per uso nutraceutico.

 

Supporto agli intolleranti al glutine

La canapa alimentare, un cereale poco usato nella nostra tradizione alimentare e da poco rivalutato, può essere utilizzata in sostituzione del frumento nei regimi alimentari per celiaci e intolleranti al glutine.

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Lunedì, 24 Febbraio 2020 16:45

Alla scoperta dell'Olio di Cbd

Che cos'è l'olio di CBD?

Il CBD oil o olio di canapa è un prodotto estratto dall'omonima pianta, in grado di assicurare all'organismo una serie di benefici che sono oggetto di sempre maggiore interesse da parte del mondo scientifico.
Quando si parla di cannabis si è portati a pensare agli stupefacenti e agli effetti poco vantaggiosi che hanno sull'individuo; tuttavia, l'olio in questione, pur derivando dalla medesima specie vegetale, in realtà non ha nulla a che vedere con l'azione psicoattiva della droga. Al contrario è in grado di apportare diversi effetti benefici sia sotto il profilo mentale che sotto il profilo fisico. Dà infatti un utile sollievo a tutte quelle persone che soffrono di disturbi legati allo stress, ad alcuni stati infiammatori e a diverse altre condizioni che possono essere risolte, o per lo meno migliorate, attraverso un prodotto totalmente naturale e facile da reperire.

CBD  e THC: le differenze

La Cannabis, o canapa, è una pianta angiosperma appartenente alla famiglia delle Cannabaceae ed è costituita da diversi elementi, tra cui spiccano le cosiddette sostanze cannabinoidi ovvero il THC (tetraidrocannabinolo) e il CBD (cannabidiolo). Il THC è l’elemento psicoattivo che provoca nel consumatore sensazioni di euforia, rilassamento, percezione spazio-temporale, e, all’interno del corpo, si lega ai recettori CB1, la cui stimolazione rende conto degli effetti euforizzanti dei cannabinoidi ma anche della loro azione antiemetica, antiossidante, ipotensiva, immunosoppressiva, antinfiammatoria, analgesica, antispastica e stimolante dell'appetito.

Il CBD, invece, è un cannabinoide non psicoattivo e agisce in modo diametralmente opposto: si lega ai recettori CB2, che si trovano sulle cellule T del sistema immunitario e a livello del sistema nervoso centrale. La stimolazione dei recettori CB2 sembra essere responsabile principalmente della azione anti-infiammatoria e immunomodulatrice dei cannabinoidi.

In parole povere quindi, il THC altera le mente, mentre il CBD stimola la guarigione, consentendo di trattare l’ansia, la psicosi, i vuoti di memoria e disturbi come l’epilessia e la schizofrenia. Non producendo effetti psicotropi il CBD è legale nella maggior parte dei paesi del mondo.

Olio di CBD

L’olio di CBD è disponibile in varie concentrazioni e il suo punto forte è rappresentato dalla versatilità di utilizzo. Per ottenere l’olio di CBD, l'estratto viene diluito con olio di semi di canapa: questa soluzione permetterà di ottenere, quindi, le varie tipologie di oli presenti in commercio. Può essere assunto per via sublinguale, essere aggiunto agli alimenti e alle bevande che consumiamo quotidianamente, o ingerito sotto forma di capsule. Gli effetti dell'olio di CBD vengono percepiti più rapidamente quando viene assunto per via sublinguale. Questa tecnica d'assunzione garantisce dosaggi molto precisi e costanti e consente di ottenere gli effetti desiderati in tempi estremamente ridotti (dai 5 ai 20 minuti), in quanto il CBD viene direttamente assorbito dal flusso sanguigno del tessuto sublinguale. Le capsule gel sono l’alternativa all’olio che permette di evitare il cattivo sapore e gli sprechi o i sovradosaggi, avendo ogni capsula un contenuto di CBD standard. Rispetto alla tecnica sublinguale, l'ingestione di capsule richiede qualche minuto in più per fare effetto, ma rimane un metodo molto usato dalle persone dal palato più delicato.

Composizione dell'olio di CBD

Il CBD oil viene estratto dalla pianta di canapa e precisamente dalle fibre delle piante femmine della specie. Si tratta di un prodotto a base di cannabidiolo, che risulta privo di THC. Quest'ultima sigla sta ad indicare l'enzima che dà vita agli effetti psicoattivi legati allo stupefacente, il tetraidrocannabinolo, e quindi non è presente nell'olio che è oggetto di trattazione. Nel dettaglio, se il THC è in grado di eccitare e stimolare attività anomale nel cervello umano, il CBD al contrario determina una sensazione di rilassamento e di calma generale.

Resilienza Italia Onlus è profondamente convinta che la Canapa sia una risorsa estremamente utile per l'ambiente e l'economia e che necessiti di una legislazione adeguata per poter essere valorizzata al meglio. Se anche tu sei d'accordo, aiutaci oggi a realizzare il nostro sogno, il 2020 può davvero essere un anno di svolta per il nostro ambiente. Un mondo più sostenibile è possibile.

 

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Lunedì, 17 Febbraio 2020 12:33

La Croazia verso la legalizzazione

Primo paese europeo a legalizzare la cannabis?

In Croazia è stata proposta una legge per legalizzare la cannabis e permettere ai maggiorenni di coltivare fino a 9 piante. Mirela Holy, la politica che l’ha proposta, invita il paese ad un dibattito pubblico prima dell’iter parlamentare raccontando i benefici portati dalle legalizzazioni in Canada e USA.

La Croazia potrebbe essere il primo paese europeo a legalizzare la cannabis anche per l’utilizzo ricreativo. La politica Mirela Holy, fondatrice del partito chiamato ORaH, ha lanciato la proposta e ora si sta facendo in quattro per raccontare i benefici economici che ne deriverebbero per tutto il paese. Di recente ha sottolineato che la proposta sarà oggetto di un dibattito pubblico e che poi, per il disegno di legge prevede la piena legalizzazione della cannabis, seguirà la discussione parlamentare. Dopo aver spronato tutti i cittadini interessati a partecipare al dibattito, cercando di coinvolgere un’ampia fetta di popolazione, ha illustrato i punti chiave della riforma “che prevede di sfruttare appieno tutto il potenziale della cannabis per scopi economici, ricreativi e medici".

Una legalizzazione ibrida

Andando al cuore del discorso e spiegando come in Uruguay la regolamentazione sia stata sotto lo stretto controllo dello stato, mentre negli Stati Uniti e Canada è stata lasciata più libertà ai privati, per la Croazia lei immagina un modello che sia una via di mezzo. “Proponiamo un modello di agenzia statale ibrido (statale/privato) per mantenere l'alta qualità del prodotto sul mercato.

In merito all'uso della cannabis per scopi ricreativi, il disegno di legge consentirebbe ad ogni adulto di coltivare fino a nove piante ad alto contenuto di THC per le proprie esigenze personali”. Secondo la Holy, “la coltivazione della canapa ha un grande potenziale economico. Data la sua alta qualità in termini di pulizia del terreno e un assorbimento di CO2 fino a quattro volte superiore, la coltivazione della canapa può anche essere uno strumento importante nella lotta contro il cambiamento climatico. I vantaggi economici sono enormi, per lo sviluppo della scienza, dell'uso dei cosmetici e della produzione di carta".

Resilienza Italia Onlus è profondamente convinta che la Canapa sia una risorsa estremamente utile per l'ambiente e l'economia e che necessiti di una legislazione adeguata per poter essere valorizzata al meglio. Se anche tu sei d'accordo, aiutaci oggi a realizzare il nostro sogno, il 2020 può davvero essere un anno di svolta per il nostro ambiente. Un mondo più sostenibile è possibile.

 

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Martedì, 11 Febbraio 2020 12:48

Canapa alimentare: benessere a tavola per tutti

Canapa alimentare: benessere a tavola per tutti

La canapa alimentare presenta importanti proprietà nutrizionali; l'assenza di glutine, inoltre, la rende un alimento adatto in caso di celiachia.

La canapa alimentare, un cereale poco usato nella nostra tradizione alimentare, ha delle proprietà nutritive molto importanti e può essere utilizzata in sostituzione del frumento nei regimi alimentari per celiaci. Le proprietà nutritive della canapa la rendono un alimento molto nutriente, ricco di proteine vegetali e di aminoacidi essenziali, adatto a chiunque voglia seguire una dieta sana.

Nuovi cereali per un'alimentazione più sana

Cresce sempre più il numero di persone che si avvicina ad un tipo di alimentazione più sana. Introducendo nella dieta varietà di cereali fino ad ora sconosciuti, soprattutto nella nostra cultura mediterranea dove il frumento fa la parte del re, si possono prevenire piccoli disturbi di salute.

Cereali come la segale o l’avena, “cugini” del frumento, sono usati nell’alimentazione quotidiana nelle culture anglosassoni e hanno proprietà nutrizionali che ne fanno dei portatori di salute: quinoa, amaranto e avena, ricchi di lisina (aminoacido essenziale, generalmente scarso nei cereali), il nutriente grano saraceno, la protettiva segale; l’equilibrante orzo; il delicato mais; il sorprendente riso; l’alcalinizzante miglio; il versatile farro.

L’utilizzo della Canapa in campo alimentare

Tra i cereali ancora c’è poca conoscenza riguardo l’utilizzo della canapa industriale come alimento dalle straordinarie proprietà. La coltivazione della Canapa sativa e la sua trasformazione, con i suoi utilizzi in campo agroalimentare, oltre che commerciale e ambientale, è intesa al recupero di una tradizione italiana secolare, ormai quasi scomparsa. Nel nuovo interesse mostrato per le piante da fibra, e per la canapa in particolare, spesso si crea equivoco nel distinguere due specie differenti quali Cannabis Indica da droga (nota anche come Canapa indiana) e Cannabis Sativa da fibra. L’apertura alla coltivazione, con la Circolare del MIPAAF dello 02/12/1997, fissa le modalità da seguire da parte degli agricoltori interessati, così da evitare confusione con le coltivazioni da droga.

Le varietà di Cannabis Sativa, ammesse alla coltivazione nell’ambito dell’Unione Europea, elencate nell’allegato XII del Reg. CE 1251/1991, devono contenere un tenore di THC (tetraidrocannabinolo), il principio psicoattivo della cannabis Indica presente nelle infiorescenze, inferiore allo 0.2%; il Cannabidiolo (CBD), presente nei semi, non ha alcun effetto: i semi non contengono mai THC.

I diversi utilizzi della canapa

Con le foglie e i fiori della canapa si producono tisane, birra, caramelle, olio essenziale utilizzato in profumi e come aromatizzante per alimenti. Con i semi si ottengono, invece, esche per pesci, olio, condimento per alimenti utilizzato nella produzione di margarine, tofu, gelati e simili, integratori alimentari per uso nutraceutico, cosmetici e detergenti per l’igiene del  corpo.

L’olio prodotto è impiegato nella produzione di detersivi, inchiostri per stampa, colori ad olio, tinte per esterni edifici, lubrificanti, solventi e combustibile.

Resilienza Italia Onlus è profondamente convinta che la Canapa sia una risorsa estremamente utile per l'ambiente e l'economia e che necessiti di una legislazione adeguata per poter essere valorizzata al meglio. Se anche tu sei d'accordo, aiutaci oggi a realizzare il nostro sogno, il 2020 può davvero essere un anno di svolta per il nostro ambiente. Un mondo più sostenibile è possibile.

 

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Lunedì, 03 Febbraio 2020 17:20

I benefici dell’utilizzo della canapa in edilizia

I benefici dell’utilizzo della canapa in edilizia

Fino ad oggi la possibilità di costruire a livello industriale con materiali a impatto negativo di CO2 era molto remota, la canapa invece è già disponibile in diverse soluzioni industrializzate ad alta efficienza energetica, facilmente fruibili e competitive (dai Biomattoni, alle macchine spruzzatrici e intonacatrici, dai Biocompositi premiscelati in impianto, ai pannelli e murature prefabbricate).

Inoltre in termini di prestazioni ambientali la canapa cresce velocemente e in soli 4 mesi un ettaro coltivato produce circa 12 tonnellate di questa pianta che, attraverso il processo della fotosintesi, assorbe anidride carbonica rilasciando ossigeno e immagazzinando carbonio in quantità pari alla produzione di 4 anni di un bosco delle medesime dimensioni.

I biocompositi in canapa e calce sono all’interno del protocollo per la certificazione degli edifici LEED e sono conformi ai Criteri Minimi Ambientali (CAM) stabiliti dal Ministero dell’Ambiente.

All’Italia premio europeo per la bioedilizia grazie alla canapa

Secondo i dati di Federcanapa, dal 2011 ad oggi in Italia sono stati costruiti e ristrutturati edifici mono e plurifamiliari per un totale di circa 500 edifici equivalenti a 690 ettari di bosco. La prima abitazione risale al 2011, a Giovanni in Persiceto, nel Bolognese, progettata da Oliver Zaccanti, architetto dell’Anab, l’associazione nazionale architettura bioecologica. In Puglia, a Bisceglie, invece, esiste uno dei più importanti esempi al mondo di bioedilizia. Sono le «Case Luce» progettate dallo studio di architettura Pedone Working nel 2016. Abitazioni costruite con canapa e calce, a basso impatto ambientale e in classe energetica A+. ll progetto ha vinto la categoria Energy and Hot Climates del Green Building Solution Award 2016. Si è imposto su oltre cento imprese provenienti da tutto il mondo.

Canapa e calce sono sufficienti per costruire e ristrutturare abitazioni ed edifici, sostenibili per l’ambiente e ad altissima efficienza energetica, risparmiando almeno il 50% di energia. E in più, anche le emissioni di anidride carbonica vengono dimezzate. A certificarlo è l’ENEA, l’ente nazionale di ricerca sull’energia e lo sviluppo sostenibile. Secondo uno studio realizzato de Effedil in Puglia, la bioedilizia migliora l’isolamento termico fino al 30% e riduce la capacità delle pareti di farsi attraversare dal calore del 20%.

Resilienza Italia Onlus è profondamente convinta che la Canapa sia una risorsa estremamente utile per l'ambiente e l'economia e che necessiti di una legislazione adeguata per poter essere valorizzata al meglio. Se anche tu sei d'accordo, aiutaci oggi a realizzare il nostro sogno, il 2020 può davvero essere un anno di svolta per il nostro ambiente. Un mondo più sostenibile è possibile.

 

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La canapa è un’alleata preziosa nelle sfide ambientali.

Non solo perché può essere fondamentale nel cambio di paradigma dall’uso sfrenato di derivati del petrolio, come ad esempio la plastica, o per l’enorme riduzione che potrebbe portare ai livelli di CO2 che immettiamo nell’atmosfera o per ridurre la deforestazione: può essere la chiave per aiutarci a ripulire letteralmente il pianeta tramite la fitorimediazione.

“Uno dei primi esempi moderni nell’utilizzo di piante per ripulire terreni contaminati è stato avviato in America agli inizi degli anni ’90″, racconta Mario Catania a proposito di fitorimediazione nel libro pubblicato da Diarkos. “E l’ennesimo paradosso che coinvolge questa pianta vuole che sia un esperimento tentato proprio dall’azienda DuPont, più volte messa in relazione al proibizionismo nei confronti di questa pianta. “Nello stesso periodo a Chernobyl”, si legge, “a pochi anni dal disastro nucleare, la canapa venne utilizzata nel tentativo di ripulire i terreni contaminati dai metalli pesanti. Ilya Raskin, una scienziata membro del team, coniò il termine fitorimediazione, mentre Vyacheslav Dushenkov, altro membro del team di ricercatori della società Phytotec, spiegò che: “La canapa si sta dimostrando come una delle migliori piante fitorimediative che siamo stati in grado di trovare”.

Anche in Italia abbiamo alcuni esempi di questo tipo. A partire dalla sperimentazione fatta presso la masseria Fornaro, che sorge vicino all’ex Ilva e che si vide abbattere tutti gli animali a causa degli elevati livelli di diossina presenti.

Oggi ne sta nascendo un altro, a cura dell’ABAP (Associazione Biologi Ambientalisti Pugliesi), che, dopo aver vinto un bando apposito, si stanno preparando ad effettuare lo studio in Puglia utilizzando diverse varietà di canapa. É il progetto GREEN (Generare Risorse Ed Economie Nuove).

“Il progetto fra parte di un filone di ricerca promosso dalla regione Puglia e noi siamo tra i vincitori”, sottolinea Marcello Colao, biologo dell’associazione spiegando che: “è finalizzato a studiare l’impiego della cannabis per fare degli studi sperimentali. Noi metteremo a confronto alcune varietà presenti nel catalogo europeo per vedere come si comportano dal punto di vista dell’accumulo dei metalli pesanti nella fitorimediazione. In base a questo stileremo una lista con le varietà più performanti e quale funziona meglio tra quelle disponibili”.

Si prevedono poi alcuni incontri pubblici per diffondere i risultati ottenuti. Il progetto vero e proprio inizierà a marzo con la semina in campo vicino all’aeroporto di Bari. “L’idea è quella di coltivare un ettaro che sarà diviso in due zone: una sarà coltivata a filari con le diverse varietà e l’altra a piccole aree di coltivazione, per capire le diverse modalità di reazione della pianta”.

Altro passaggio sarà quello di cercare di capire come e dove la pianta stocchi le sostanze inquinanti tolte dal terreno. “É un tassello importante, anche perché finalmente la ricerca indipendente viene finanziata dal pubblico e mi sento di dire che la Regione si è dimostrata coraggiosa”.

Resilienza Italia Onlus è profondamente convinta che la Canapa sia una risorsa estremamente utile per l'ambiente e l'economia e che necessiti di una legislazione adeguata per poter essere valorizzata al meglio. Se anche tu sei d'accordo, aiutaci oggi a realizzare il nostro sogno, il 2020 può davvero essere un anno di svolta per il nostro ambiente. Un mondo più sostenibile è possibile.

 

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Lunedì, 20 Gennaio 2020 11:20

Via libera per la cannabis alimentare

La cannabis può approdare sulle tavole italiane.

Il 16 gennaio 2020 è stato pubblicato, in Gazzetta Ufficiale, il Decreto che fissa i limiti massimi di tetraidrocannabinolo (THC) negli alimenti. Tale decreto si attende dal dicembre 2016, cioè da quando il disegno di legge presentato nel 2015 fu tramutato nella famosa legge n° 242, approvata con lo scopo di promuovere la coltivazione di canapa e le varie filiere di trasformazione ad essa collegate.

Via libera, quindi, a biscotti, taralli, pane, farina, olio, ma anche ricotta, tofu e birra contenenti il principio attivo. Per la Coldiretti con il decreto “sono state date risposte alle centinaia di aziende agricole che hanno investito nella coltivazione di questo tipo di pianta”. Secondo l’associazione, in 5 anni i terreni coltivati a canapa in Italia sono aumentati di 10 volte, passando dai 400 ettari del 2013 ai quasi 4mila del 2018.

Sono dunque passati 3 anni, durante i quali i semi di canapa a scopo alimentare e loro derivati (decorticato, olio e farina) sono stati venduti rispettando la circolare del 22/05/2009 che regolamentava la produzione e la commercializzazione di prodotti a base di semi di canapa per l’utilizzo nei settori dell’alimentazione umana, riconoscendone anche il potere antiossidante dato dall’elevato contenuto di acidi grassi polinsaturi in essi contenuti.

I limiti di THC stabiliti dal decreto

Il decreto stabilisce che il limite massimo di Thc per i semi di cannabis sativa, la farina ottenuta dai semi e gli integratori contenenti alimenti derivati, è di 2 milligrammi per chilo. Per l’olio ottenuto dai semi, invece, la soglia da non superare è di 5 milligrammi per chilo. Per la coltivazione e vendita di piante, fiori e semi a basso contenuto di principio psicotropo (Thc) si stima un giro d’affari potenziale stimato in oltre 40 milioni di euro, con un rilevante impatto occupazionale per effetto del coinvolgimento di centinaia di aziende agricole.

La richiesta della Coldiretti

La coltivazione di piante di canapa è diffusa in tutto il nostro Paese, secondo quanto riferito da Coldiretti. Questo tipo di coltivazione si estende da Nord a Sud, dal Piemonte alla Puglia, dal Veneto alla Basilicata, ma è presente anche in Lombardia, Friuli Venezia Giulia, Sicilia e Sardegna. “Ora - conclude l’associazione - serve un analogo intervento legislativo per regolamentare una volta per tutte anche il settore che coinvolge la commercializzazione dei derivati della cannabis sativa nel rispetto dei principi costituzionali e convenzionali”.

Resilienza Italia Onlus è profondamente convinta che la Canapa sia una risorsa estremamente utile per l'ambiente e l'economia e che necessiti di una legislazione adeguata per poter essere valorizzata al meglio. Se anche tu sei d'accordo, aiutaci oggi a realizzare il nostro sogno, il 2020 può davvero essere un anno di svolta per il nostro ambiente. Un mondo più sostenibile è possibile.

 

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