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Lunedì, 03 Agosto 2020 09:55

Olio di Canapa - Un alleato per la nostra salute

Olio di canapa:  10 caratteristiche che lo rendono un alleato prezioso per la nostra salute

 

L'olio di canapa è un prodotto dalle grandi proprietà nutraceutiche, ecco per voi la Top 10 delle sue qualità!

  1. È una delle poche fonti vegetali di acido alfalinoleico, un nutriente non prodotto dall’organismo e pertanto essenziale, soprattutto nella  alimentazione vegetariana  o vegana.
  2. L’equilibrio tra gli acidi grassi polinsaturi Omega 3 ed Omega 6 è ottimale, essendo in rapporto di 3 a 1. Secondo l’Istituto nazionale per la ricerca e la nutrizione  il rapporto  tra Omega 6 ed Omega 3 dovrebbe essere pari o inferiore a 4. Ciò significa che dovremmo consumare ogni 4 grammi di omega 6, almeno un grammo di omega 3. La presenza di acidi grassi cosi bilanciati offre notevoli vantaggi all’organismo. Da questo delicato bilancio dipende l’equilibrio tra gli ormoni che produciamo pro infiammatori o anti infiammatori.  Un eccesso di ormoni infiammatori è alla base di numerosi processi degenerativi e patologie.
  3. Favorisce l’equilibrio metabolico: pressione arteriosa, colesterolemia, trigliceridemia.
  4. Protegge il cuore ed il Sistema nervoso centrale dalle patologie vascolari.
  5. Rinforza il sistema immunitario.
  6. Supporta lo sviluppo neurologico e la crescita del bambino.
  7. Protegge il sistema nervoso dall’invecchiamento.
  8. Grazie alle sue proprietà antinfiammatorie, è consigliato nelle patologie osteoarticolari.
  9. È di supporto per le patologie delle vie respiratorie sia alte che basse, in particolare in casi di asma per la capacità di broncodilatazione.
  10. È BUONO !!!
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La canapa è un’alleata preziosa nelle sfide ambientali.

Non solo perché può essere fondamentale nel cambio di paradigma dall’uso sfrenato di derivati del petrolio, come ad esempio la plastica, o per l’enorme riduzione che potrebbe portare ai livelli di CO2 che immettiamo nell’atmosfera o per ridurre la deforestazione: può essere la chiave per aiutarci a ripulire letteralmente il pianeta tramite la fitorimediazione.

“Uno dei primi esempi moderni nell’utilizzo di piante per ripulire terreni contaminati è stato avviato in America agli inizi degli anni ’90″, racconta Mario Catania a proposito di fitorimediazione nel libro pubblicato da Diarkos. “E l’ennesimo paradosso che coinvolge questa pianta vuole che sia un esperimento tentato proprio dall’azienda DuPont, più volte messa in relazione al proibizionismo nei confronti di questa pianta. “Nello stesso periodo a Chernobyl”, si legge, “a pochi anni dal disastro nucleare, la canapa venne utilizzata nel tentativo di ripulire i terreni contaminati dai metalli pesanti. Ilya Raskin, una scienziata membro del team, coniò il termine fitorimediazione, mentre Vyacheslav Dushenkov, altro membro del team di ricercatori della società Phytotec, spiegò che: “La canapa si sta dimostrando come una delle migliori piante fitorimediative che siamo stati in grado di trovare”.

Anche in Italia abbiamo alcuni esempi di questo tipo. A partire dalla sperimentazione fatta presso la masseria Fornaro, che sorge vicino all’ex Ilva e che si vide abbattere tutti gli animali a causa degli elevati livelli di diossina presenti.

Oggi ne sta nascendo un altro, a cura dell’ABAP (Associazione Biologi Ambientalisti Pugliesi), che, dopo aver vinto un bando apposito, si stanno preparando ad effettuare lo studio in Puglia utilizzando diverse varietà di canapa. É il progetto GREEN (Generare Risorse Ed Economie Nuove).

“Il progetto fra parte di un filone di ricerca promosso dalla regione Puglia e noi siamo tra i vincitori”, sottolinea Marcello Colao, biologo dell’associazione spiegando che: “è finalizzato a studiare l’impiego della cannabis per fare degli studi sperimentali. Noi metteremo a confronto alcune varietà presenti nel catalogo europeo per vedere come si comportano dal punto di vista dell’accumulo dei metalli pesanti nella fitorimediazione. In base a questo stileremo una lista con le varietà più performanti e quale funziona meglio tra quelle disponibili”.

Si prevedono poi alcuni incontri pubblici per diffondere i risultati ottenuti. Il progetto vero e proprio inizierà a marzo con la semina in campo vicino all’aeroporto di Bari. “L’idea è quella di coltivare un ettaro che sarà diviso in due zone: una sarà coltivata a filari con le diverse varietà e l’altra a piccole aree di coltivazione, per capire le diverse modalità di reazione della pianta”.

Altro passaggio sarà quello di cercare di capire come e dove la pianta stocchi le sostanze inquinanti tolte dal terreno. “É un tassello importante, anche perché finalmente la ricerca indipendente viene finanziata dal pubblico e mi sento di dire che la Regione si è dimostrata coraggiosa”.

Resilienza Italia Onlus è profondamente convinta che la Canapa sia una risorsa estremamente utile per l'ambiente e l'economia e che necessiti di una legislazione adeguata per poter essere valorizzata al meglio. Se anche tu sei d'accordo, aiutaci oggi a realizzare il nostro sogno, il 2020 può davvero essere un anno di svolta per il nostro ambiente. Un mondo più sostenibile è possibile.

 

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Lunedì, 20 Gennaio 2020 11:20

Via libera per la cannabis alimentare

La cannabis può approdare sulle tavole italiane.

Il 16 gennaio 2020 è stato pubblicato, in Gazzetta Ufficiale, il Decreto che fissa i limiti massimi di tetraidrocannabinolo (THC) negli alimenti. Tale decreto si attende dal dicembre 2016, cioè da quando il disegno di legge presentato nel 2015 fu tramutato nella famosa legge n° 242, approvata con lo scopo di promuovere la coltivazione di canapa e le varie filiere di trasformazione ad essa collegate.

Via libera, quindi, a biscotti, taralli, pane, farina, olio, ma anche ricotta, tofu e birra contenenti il principio attivo. Per la Coldiretti con il decreto “sono state date risposte alle centinaia di aziende agricole che hanno investito nella coltivazione di questo tipo di pianta”. Secondo l’associazione, in 5 anni i terreni coltivati a canapa in Italia sono aumentati di 10 volte, passando dai 400 ettari del 2013 ai quasi 4mila del 2018.

Sono dunque passati 3 anni, durante i quali i semi di canapa a scopo alimentare e loro derivati (decorticato, olio e farina) sono stati venduti rispettando la circolare del 22/05/2009 che regolamentava la produzione e la commercializzazione di prodotti a base di semi di canapa per l’utilizzo nei settori dell’alimentazione umana, riconoscendone anche il potere antiossidante dato dall’elevato contenuto di acidi grassi polinsaturi in essi contenuti.

I limiti di THC stabiliti dal decreto

Il decreto stabilisce che il limite massimo di Thc per i semi di cannabis sativa, la farina ottenuta dai semi e gli integratori contenenti alimenti derivati, è di 2 milligrammi per chilo. Per l’olio ottenuto dai semi, invece, la soglia da non superare è di 5 milligrammi per chilo. Per la coltivazione e vendita di piante, fiori e semi a basso contenuto di principio psicotropo (Thc) si stima un giro d’affari potenziale stimato in oltre 40 milioni di euro, con un rilevante impatto occupazionale per effetto del coinvolgimento di centinaia di aziende agricole.

La richiesta della Coldiretti

La coltivazione di piante di canapa è diffusa in tutto il nostro Paese, secondo quanto riferito da Coldiretti. Questo tipo di coltivazione si estende da Nord a Sud, dal Piemonte alla Puglia, dal Veneto alla Basilicata, ma è presente anche in Lombardia, Friuli Venezia Giulia, Sicilia e Sardegna. “Ora - conclude l’associazione - serve un analogo intervento legislativo per regolamentare una volta per tutte anche il settore che coinvolge la commercializzazione dei derivati della cannabis sativa nel rispetto dei principi costituzionali e convenzionali”.

Resilienza Italia Onlus è profondamente convinta che la Canapa sia una risorsa estremamente utile per l'ambiente e l'economia e che necessiti di una legislazione adeguata per poter essere valorizzata al meglio. Se anche tu sei d'accordo, aiutaci oggi a realizzare il nostro sogno, il 2020 può davvero essere un anno di svolta per il nostro ambiente. Un mondo più sostenibile è possibile.

 

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