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Domenica, 13 Dicembre 2020 11:06

Canapa industriale 3.0

COMUNICATO STAMPA

Canapa industriale 3.0

I numeri di questo nuovo mercato tra prospettive e opportunita’.

Finalmente dopo oltre mezzo secolo l’onu e’ tornata sui suoi passi. Su indicazione dell’organismo mondiale della sanita’, la scorsa settimana a vienna con il voto favorevole di 27 paesi sui 53 partecipanti al consesso, la cannabis e’ uscita dalla tabella 4 dove e’ stata per troppo tempo in cattiva compagnia di prodotti come la cocaina e l’oppio per entrare nella tabella 1 dei farmaci amici dell’uomo.

E’ sotto gli occhi di tutti l’inversione di tendenza sulla considerazione che per oltre mezzo secolo e’ stata riservata ad una pianta “sacra” amica del genere umano per le sue innumerevoli capacita’ curative, lenitive insomma antiossidanti capaci di generare il benessere del nostro organismo, combattendo qualunque tipo di infiammazione-degenerazione, del sistema nervoso, dei tessuti umani, delle nostre cellule.

Ma la canapa non e’ solo medicina.

Ma questa pianta o meglio la cannabis sativa linnaeus sub-specie sativa e’ anche e soprattuto industria. Con questa meravigliosa pianta e’ infatti possibile realizzare bioplastiche, biomattoni, fibre tessili dall’alto valore antiparassitario ed antisettico, cosmesi, prodotti nutraceutici, olii ricchi di omega 3 e omega 6, semi decorticati e farine dall’altissimo grado nutritivo e tanto altro.

Di questo e di molto altro ancora si parlera’, mercoledi 9 dicembre alle ore 16:00 presso la sala stampa di montecitorio, nella conferenza stampa organizzata dall’onorevole raffaele trano, da meritocrazia italia e dalle altre associazioni e portatori di interesse eletti al tavolo di filiera in corso di istituzione presso il ministero delle politiche agricole.

Le associazioni meritocrazia italia, sativa molise, resilienza italia onlus, sardinia cannabis, fippo, e il ceo di bio hemp trade, parleranno delle esperienze e dei progetti che in questi anni hanno portato avanti tra sacrifici e sogni, in una italia che ancora non ha ben compreso le potenzialita’ di questa pianta sia in termini occupazionali che di fiscalita’ per il nostro stato. La cannabis non e’ una droga e men che meno puo’ esserlo la canapa industriale, che tra l’altro contiene un bassissimo contenuto di thc che la rende priva di ogni efficacia drogante, in ossequio alla sentenza di cassazione del 30.05.2019 e all’intera bibliografia forense.

Il nostro paese, il nostro governo, tutti noi abbiamo una sfida importante da affrontare e portare avanti che consiste il quel ritorno al futuro che ha gia’ visto l’italia essere il secondo produttore mondiale di canapa negli anni 50 e che certamente deve vederla tornare protagonista del mercato internazionale di questa pianta e dei suoi derivati.

Basti pensare che se oggi si tornasse a coltivare gli stessi 120.000 ettari coltivati in passato si avrebbero circa 500.000 nuovi posti di lavoro diretti ed ulteriori 120.000 posti relativi all’indotto manifatturiero e di trasformazione.

D’altro canto se solo si applicasse alla infiorescenza di canapa priva di efficacia drogante una accisa/imposta sul consumo del 10%, avendo quest’ultima un irrilevante impatto sulla salute umana, si avrebbe un gettito fiscale superiore ai 10 miliardi di euro all’anno.

Se solo si applicasse alla coltivazione di canapa un sistema premiale di certificati green cosi’ come per le energie rinnovabili si applicano i certificati bianchi, stante il suo potere di abbattimento della co2 presente nell’atmosfera, una ulteriore enorme economia potrebbe essere creata a vantaggio dei nostri agricoltori e della salubrita’ dell’ambiente in cui viviamo.

A chi puo’ tornare utile combattere ancora questa pianta?

A chi non puo’ interessare uno sviluppo economico, industriale e soprattutto green, foriero di un cosi’ elevato numero di posti di lavoro?

Ormai tutti i veli di un inutile proibizionismo sono miseramente caduti, la canapa non e’ una droga, anzi, e’ certamente una incommensurabile opportunita’ che ci consentirebbe di recuperare quella centralita’, purtroppo persa dal nostro paese negli anni appena trascorsi, in settori strategici come quello agricolo e quello manifatturiero a cui sono legate le tradizioni piu’ profonde e gloriose della nostra penisola.
Che cosa stiamo ancora aspettando: evviva la canapa, bentornata in italia!

Segui la diretta sulla nostra pagina facebook

Oppure direttamente sul link :  https://www.youtube.com/watch?v=0C04KISu-t4

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Lunedì, 13 Luglio 2020 22:01

Un ottimo Fitodepuratore dei terreni inquinati

La canapa è un ottimo depuratore naturale – fitodepuratore - di ambienti e terreni contaminati dall’inquinamento dell’uomo.

A partire dal 2017, IspraIstituto Superiore per la Protezione e la Ricerca Ambientale ha riconosciuto 22 nuovi casi di danno ambientale in Italia, uno studio effettuato sul tutto il territorio nazionale, derivanti da contaminazioni inquinanti di vario genere, il numero reale può anche raddoppiare, poiché alcuni terreni risultavano contaminati da differenti tipologie di inquinanti.

La fitodepurazione mediante canapa, cioè l'assorbimento o degradazione del contaminante attraverso l'azione delle piante, è particolarmente efficace in casi di ambienti contaminati da metalli pesanti.

I rapidi cicli di crescita della pianta, cardine chiave del suo utilizzo a tal fine, permettono di vedere dei risultati già nel breve periodo.

 

Il ciclo di fitodepurazione della canapa, illustrato: le molecole metalliche percorrono la fibra, rimanendo in foglie, radici e florescenze.

La fitodepurazione della canapa: i metalli nel terreno vengono assorbiti in parte dalle radici, finendo poi in foglie e florescenze, lasciando intatta la fibra. 

 

Come funziona la fitodepurazione?

Crescendo agevolmente in differenti tipi di ambienti climatici e terreni, la canapa si applica facilmente alla fitodepurazione in tutto il territorio dello Stivale, isole incluse.

La canapa è definita un bioaccumulatore, ovvero una pianta in grado di immagazzinare al suo interno metalli pesanti presenti nel terreno senza che questa procedura possa comprometterne la crescita o la sua qualità. Pare infatti che la canapa sia in grado di accumulare principalmente nelle radici e foglie e nel fiore – materiali come nichel, piombo, cadmio e altri metalli, lasciando quindi la fibra commercializzabile, senza variazioni nel prodotto ad uso industriale o come biomassa se le percentuali di metalli pesanti nel terreno non sono estremamente elevate.

Da molti studi, inoltre, è stato conclamato come l’incremento di biomassa di Cannabis Sativa L., cresciuta in fanghi di depurazione non industriali, abbia portato ad un notevole decremento della concentrazione dei materiali inquinanti, di cui 35 volte per il rame, 30 volte per lo zinco, 12 volte per il cromo, 10 volte per il nichel, 6 volte per il piombo, 3 volte per il cadmio, rispetto alla concentrazione iniziale sul territorio.

Un ulteriore studio ha evidenziato come la canapa sia stata in grado di abbassare anche la concentrazione di inquinanti organici (crisene e benzo-a-pirene, idrocarburi presenti in molti siti industriali) e, se coltivata in loro presenza, risulterà come bonus un notevole incremento di biomassa, a beneficio quindi anche della coltivazione, oltre alla fitodepurazione del terreno.

 

La canapa da sola, ma ancora di più tandem con altre specie fitodepuratrici, ha dimostrato di essere – a seconda della tipologia di elementi inquinanti riscontrati sul terreno – un’ottima alternativa a procedimenti bio-chimici o high tech, i quali possono richiedere un maggior tempo per vederne l’efficacia, o possano risultare economicamente meno sostenibile, senza contare ovviamente tutti i fattori Green già insiti nella pianta, come il miglioramento della qualità dell’aria nell’ambiente.

Immaginate cosa potrebbe fare in breve tempo una pianta del genere in situazioni quali l'Ilva, Piombino, la Terra dei fuochi, e ancora molti altri.

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Sabato, 11 Luglio 2020 21:22

Le Interviste del Borgo, parte 4

Gli appuntamenti con le interviste de Il Borgo della Canapa proseguono con le parole del Dott. Alberto Di Maio, Responsabile Fundraising di Resilienza Italia ed esperto del settore.

 

1) Cosa ne pensa del progetto il Borgo della Canapa?

Venuto a conoscenza del progetto del Borgo della Canapa sono rimasto colpito dal potenziale di crescita sociale insito in esso, dalle sinergie che avrebbe potuto creare tra diverse categorie lavorative e, ovviamente, dal forte impatto Green che la sua realizzazione avrebbe portato sul territorio.

 

2) Perché ha deciso di collaborare con Resilienza Italia? 

Sono stato catturato dalla sicurezza e dalla volontà di portare una nuova realtà in Italia come il Borgo della Canapa da parte del Presidente Francesco Vitabile e di tutto lo staff di Resilienza Italia. È necessaria molta energia per creare qualcosa da zero e dare le fondamenta ad un progetto di così grande importanza per il territorio italiano.

Ritengo che la strada intrapresa da Resilienza Italia per creare un circolo virtuoso tra Profit e No Profit sia una scelta vincente ad ogni livello di impatto, specie in un periodo economicamente impegnativo come quello attuale.

 

3) Come si può integrare con il progetto di Resilienza Italia Onlus?

La mia esperienza nel Terzo Settore, nel campo della comunicazione, della raccolta fondi e creazione di progetti – crowdfunding e fundraising - darà supporto agli attuali sviluppi in corso d’opera del progetto del Borgo e dei numerosi altri progetti di Resilienza Italia, per creare il maggior numero di sinergie possibili tra Profit e No Profit, in un’ottica di ottimizzazione dei risultati.

Attraverso il mio apporto tecnico sarà più agevole lavorare parallelamente a più progetti, i quali supporteranno nel tempo l'Ecovillaggio e le iniziative di Resilienza Italia sul tema, fornendo il giusto risalto ad un nuovo modo di vedere il No Profit, già intrapreso dall'Associazione.

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Lunedì, 06 Luglio 2020 09:40

La canapa tessile

La canapa tessile è stata utilizzata nella storia del nostro paese in svariati campi.

I tessuti freschi e robusti presenti nelle case delle campagne italiane, la conservazione dei prodotti alimentari e delle spezie in sacchi di canapa, le reti e le corde nei villaggi dei pescatori: la canapa tessile era presente nel quotidiano delle nostre vite.

La produzione italiana ha detenuto per lungo tempo il record a livello mondiale per la qualità del prodotto creatovi. In seguito, a causa delle leggi che ne vietarono la coltivazione, la produzione cessò, creando un notevole incremento nel mercato di tessuti artificiali di origine petrolchimica come il nylon.

Tra la fine del 1800 e i primi anni del 1900, l’Italia produceva incredibili tessuti canapai per l’arredamento e la biancheria, unendo alla grande qualità del filato il gusto inconfondibile del made in Italy.

Oggi, grazie alle nuove tecniche di lavorazione che rendono la canapa simile al lino più sottile, è possibile disporre di filati leggeri e luminosi, adatti per l’ abbigliamento di uomo e donna.

Indossare un capo in canapa, sia puro che mischiato ad altre fibre, offre una esperienza di comfort sensoriale notevole. La canapa, infatti, è igroscopica, assorbe e disperde umidità, altamente isolante, protegge sia dal caldo che dal freddo, è antistatica, antibatterica, capace di filtrare fino al 95% dei raggi UV e di schermare parzialmente dall’inquinamento elettromagnetico.

Resistente e completamente biodegradabile, il tessuto offre anche un piacevole micromassaggio a contatto con la pelle.

Il tessuto di canapa rappresenta una scelta attenta e vantaggiosa, il mercato del biotessile è in continua evoluzione e, grazie all’interesse verso la riqualificazione della canapa, sicuramente in espansione.

Riscoprire le caratteristiche di un tessuto come quello derivante dalla canapa è al contempo fare un tuffo nel passato e, grazie alle moderne tecniche di lavorazione, un tuffo nel futuro, alla scoperta di una grande risorsa.

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Venerdì, 03 Luglio 2020 09:28

Le interviste del Borgo, parte 3

Gli appuntamenti con le interviste de Il Borgo della Canapa proseguono con le parole di Vincenzo Guarnieri, socio di Resilienza Italia e Presidente di Policanapa srl.

1) Cosa ne pensa del progetto il Borgo della Canapa?

Mi è piaciuto da subito. Credo che la scelta di raccogliere la pianta una sola volta e lavorarla in tutti i suoi co-prodotti sia vincente; così come la realizzazione di un borgo, di un villaggio adiacente al centro polifunzionale dove la socialità è un valore. Il Profit e il No Profit che collaborano sono il futuro dell’economia che punta sull’uomo e sulla natura.

 

2)Perché ha deciso di collaborare con Resilienza Italia?

Per la visone a lungo termine e la lungimiranza dimostrata da Resilienza Italia che ben si accordava con la nostra visione.

 

3) Di cosa si occupa lei/la sua società e come si può integrare con il progetto di Resilienza Italia Onlus?

Come presidente di Policanapa srl, posso dire che questa nasce da 5 anni di lavoro e di ricerca sulla canapa.

La realizzazione di macchine sperimentali per il taglio e la lavorazione della canapa, cosi come i protocolli per la semina, la crescita e la raccolta del prodotto in campo, sono i risultati ottenuti in questo percorso.

Nel tempo si è sviluppata l’idea di un centro polifunzionale e del motto Un taglio, Quattro Raccolti che si completa al progetto di Resilienza Italia.

Non ci siamo fermati qui. Abbiamo sviluppato materiali compositi utilizzando quanto da noi prodotto, separando la pianta e dando una spinta alla ricerca e all’innovazione, creando collaborazioni con università e società innovative nello sviluppo di biomateriali.

Perché oltre alla produzione di materia prima, siamo convinti della assoluta necessità di continuare a innovare per trovare nuovi mercati ed esplorare nuove frontiere.

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Lunedì, 29 Giugno 2020 15:02

La canapa, un vero e proprio "Superfood"

La Canapa è considerata da nutrizionisti, chef ed esperti del settore alimentare un vero e proprio Superfood: il seme di canapa è uno dei frutti oleiferi più preziosi per la nutrizione.

I semi di canapa contengono grandi quantità di proteine nobili, raccogliendo tutti gli amminoacidi essenziali al corretto funzionamento del corpo umano. Inoltre hanno un alto contenuto e varietà di vitamine, tra cui A, E, B1, B2, PP, C, nonché sali minerali come ferro, calcio, magnesio, potassio e fosforo.

La maggior parte dei grassi è costituito da omega 3 ed omega 6 e è presente anche la lecitina, che aiuta il metabolismo dei grassi e numerosi fitonutrienti.

I semi di canapa - e i loro derivati di produzione alimentare - sono sostanzialmente un alimento completo, costituito da oltre il 30% di grassi (in prevalenza polinsaturi), circa il 25% da proteine e altrettanti carboidrati. 

La qualità delle proteine presenti nei semi di canapa è altresì degna di nota: l’edestina, combinata all’albumina favorisce la disponibilità degli amminoacidi essenziali in una proporzione perfetta, garantendo al nostro organismo gli elementi necessari alla costruzione delle immunoglobuline, le quali svolgono funzione di anticorpi. 

Questi, infatti, è ricco di Omega 3, 6 e 9, in rapporto di 2,5:1, vale a dire perfetto per venire assimilato dall’uomo, e raramente presenti in tali quantità negli altri oli vegetali.

È inoltre presente un elevato numero di vitamina A, B e D, fondamentali come funzione antiossidante e per combattere i radicali liberi.

Il consumo di semi di canapa e dei suoi derivati alimentari complessi (olio, farina, pasta, etc.) aumenta il livello delle difese immunitarie e diminuisce i livelli di colesterolo, combatte malattie quali diabete, malattie vascolari e psoriasi.

 

I diversi utilizzi della canapa

Con le foglie e i fiori della canapa si producono tisane, birra, caramelle, olio essenziale utilizzato in profumi e come aromatizzante per alimenti.

Con i semi, invece, si ottengono, esche per pesci, olio, condimento per alimenti utilizzato nella produzione di margarine, tofu, gelati e derivati, integratori alimentari per uso nutraceutico.

 

Supporto agli intolleranti al glutine

La canapa alimentare, un cereale poco usato nella nostra tradizione alimentare e da poco rivalutato, può essere utilizzata in sostituzione del frumento nei regimi alimentari per celiaci e intolleranti al glutine.

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Lunedì, 22 Giugno 2020 16:31

La carta nella filiera della canapa

Utilizzata da millenni fino alle soglie del XX secolo, la canapa è stata impiegata per circa l’80% del fabbisogno di carta in tutto il mondo.

Agli inizi del ‘900 scelte commerciali soppiantarono letteralmente la produzione di canapa per carta a favore del legname, portando un forte impatto negativo in campo ambientale: deforestazione, disboscamento, squilibrio idrogeologico e alterazioni climatiche sono alcuni tra i più evidenti riscontri.

La canapa, oltre ad essere un’ottima alternativa Green e di ottima qualità, è amica degli alberi: il suo ciclo di maturazione e produzione si realizza in pochi mesi, a differenza degli alberi che richiedono, anche nel più breve dei cicli di maturazione, circa 3 anni per essere pronti al taglio, e a parità di piantagione è possibile ottenere una produzione cartiera otto volte maggiore.

Coltivare canapa nei pressi di una cartiera significa rendere la filiera a km zero, migliorando inoltre la qualità dell’aria nella zona attigua, a beneficio dei lavoratori della Filiera.

Salvaguardare le foreste ed il patrimonio arboreo, proteggere l’ambiente dall’uso di prodotti inquinanti e la salute delle persone oltre che ottenere un prodotto di maggior qualità: tanti, gli aspetti positivi dell’utilizzo della canapa nelle cartiere.

Dalla stoppa e dalla parte legnosa della canapa - chiamata canapulo - si ricava la materia prima per realizzare carta di alta qualità.

A differenza del processo per ottenere la pasta di cellulosa dagli alberi, l’impiego della canapa non prevede l’uso di acidi derivati dal petrolio per macerare, né di sbiancanti, con risultati altamente inquinanti e pericolosi per la salute di coloro che lavorano in cartiera.

La Carta di canapa è più resistente del sottoprodotto arboreo, non tende ad ingiallire, è di più facile lavorazione - artigianale e industriale - ed ha minori costi di produzione.

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Sabato, 20 Giugno 2020 18:12

Le interviste del Borgo, parte 2

Gli appuntamenti con le interviste de Il Borgo della Canapa proseguono con le parole del Dottor Riccardo Pisanti, agronomo e coordinatore del progetto, nonché dello studio di fattibilità per lo sviluppo della coltivazione e della trasformazione della canapa, legato allo stesso.

 

1) Cosa ne pensa del progetto il Borgo della Canapa?

Lo ritengo un’ottima opportunità per le imprese agricole, costantemente alla ricerca di coltivazioni alternative a quelle tradizionalmente inserite nella rotazione. Le peculiarità agronomiche della canapa, inoltre, offrono soluzioni a quelle zone cosiddette marginali dove la coltivazione di questa specie è una valida soluzione per territori che stentano a raggiungere una sostenibilità economica che consenta la sopravvivenza degli agricoltori, garantendo così il presidio del territorio.

 

2) Perché ha deciso di collaborare con Resilienza Italia?

Sono stato anzitutto colpito favorevolmente dalla determinazione e dall’impegno del Presidente e dei soci di Resilienza Italia nel raggiungimento degli obiettivi del Progetto, e questo, da tecnico che ha maturato una esperienza professionale di oltre 40 anni nel settore agricolo e agroindustriale, è stato il miglior biglietto da visita.

 

3) Di cosa si occupa lei/la sua società e come si può integrare con il progetto di Resilienza Italia Onlus?

L’ Ambi.ter srl Società tra professionisti, è un’impresa che annovera nel suo interno professionalità tecniche di diversa natura (agronomi e ingegneri civili specializzati nell’ingegneria naturalistica). In tale contesto si occupa di piani di miglioramento di aziende agricole e agroindustriali, finalizzati, in particolare ma non solo, nella ricerca di fonti di finanziamento comunitarie, nazionali e regionali. Inoltre si occupa di valutazioni di impatto ambientale (VIA) di Valutazioni Ambientali Strategiche (VAS), quali processi sistematici di valutazioni ambientali applicate a piani e programmi richieste nell’ambito delle procedure autorizzative di progetti anche di notevoli infrastrutture

 

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Stando a recenti ritrovamenti fossili, la coltivazione della canapa in Europa sembra risalire addirittura al Neolitico.

Si pensava che la sua introduzione in Europa risalisse al 500 d.C., ma i recenti ritrovamenti in Germania stimano che fosse già presente sul territorio fin dall’Epoca Oligocene (34 – 23 milioni di anni fa), la cosiddetta Cannabis Oligocaenica. È quindi presumibile che abbia preso parte alla storia dell’uomo europeo da molto prima delle stime di importazione note fino ad oggi.

Di fatto questo reperto preistorico rivoluziona la nostra idea di espansione della pianta nel mondo .

Fino a poco tempo fa, gli esperti facevano risalire coltivazione e utilizzo della canapa a 8000 anni fa, diffusa in Asia Centrale, dove veniva utilizzata per produrre tessuti e per uso medicamentoso.

Olpe in bucchero di Cerveteri, raffigurante gli Argonauti intenti a trasportare una vela di canapa.

All’altezza del primo Argonauta si osserva la scritta “kanna” (da Bellelli, 2002-03, fig. 1 e 2, pp. 80 e 81)

Dall’anno Mille, in Italia, con l’affermarsi delle Repubbliche Marinare la canapa ha conosciuto un lungo periodo di successo, molto apprezzata per la costruzione di materiale nautico: erano realizzate in canapa le vele, le corde ed anche le carte nautiche.

La qualità della produzione italiana era eccellente, al punto da divenire primo fornitore della marina inglese.

Negli anni ‘30 del secolo scorso la coltivazione della canapa era diffusa in gran parte del territorio italiano e rappresentava una vera e propria risorsa economica, con impiego prevalente nel settore tessile e marinaro.

Con la fine della Seconda Guerra Mondiale, tuttavia, la coltura della canapa in Italia ebbe un drastico arresto, legato principalmente ad accordi volti a favorire lo sviluppo industriale del nylon, delle cartiere per stampare giornali dalla produzione di legname ed uso di solventi derivati dal petrolio.

Iniziò così una campagna denigratoria sull’utilizzo della canapa, equiparata tout court alla sostanza stupefacente, interrompendo una preziosa tradizione agricola ed industriale.

Con questo breve viaggio nella storia della canapa e nella sua introduzione nelle attività umane vogliamo ricordare come questa sia stata importante nella storia della nostra tradizione, con l’obiettivo di riqualificare una pianta ed una economia che hanno valorizzato la produzione italiana, nonché l’ambiente.

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Sabato, 13 Giugno 2020 12:25

Le interviste del Borgo

A partire da oggi, abbiamo deciso di condividere con i nostri lettori una breve intervista ai principali protagonisti del progetto de Il Borgo della Canapa, per aiutarvi ulteriormente a capire questa nuova realtà e la passione con cui tutti noi ci approcciamo al progetto.
Ad aprire le danze, l'intervista all' architetto Daniele Menichini, professionista incaricato per la creazione delle strutture del Borgo.

1) Cosa ne pensa del progetto il Borgo della Canapa?

L’idea di creare un Borgo da dedicare ad un progetto innovativo è sicuramente molto stimolane ed adeguata alla contemporaneità in cui attorno alla coltivazione di un prodotto agricolo si sviluppano aspetti sociali di diversa natura e che vanno oltre la semplice logica del profitto e aprono invece ad una nuova prospettiva in cui attorno ad un prodotto agricolo si sviluppano ricerca, innovazione e tanto altro; è chiaro che l’aspetto economico ha il suo valore, ma l’aspetto sociale e culturale di approccio all’idea sono sicuramente molto interessanti intorno al tema della canapa sempre divisivo dal punto di vista dell’approccio. Il Borgo della Canapa può essere la dimostrazione che si deve andare oltre certi schemi e capire le differenze.

 

2) Perché ha deciso di collaborare con Resilienza Italia?

Perché per noi è importante dedicarsi a nuove modalità di fare progetto ed architettura intorno a tutti quelli che sono i temi dello sviluppo sostenibile e nel raggiungimento dei 17 obiettivi strategici individuati per l’Agenda 2030 delle Nazioni Unite, in cui l’aspetto dello sviluppo sostenibile è multidisciplinare e non riguarda solo il comparto dell’edilizia. L’edilizia ne è una parte insieme alle altre, quindi si tratta di collaborare per stimolare una nuova discussione sui temi della responsabilità che tutti noi abbiamo verso il nostro pianeta.

 

3) Di cosa si occupa la sua società e come si può integrare con il progetto di Resilienza Italia Onlus?

Noi siamo uno studio di progettazione che si occupa di urbanistica e d architettura e quindi il nostro apporto al progetto di Resilienza Italia Onlus è quello dello sviluppo del Borgo della Canapa tenendo conto dei vari aspetti che ruotano attorno al tema del progetto eco-responsabile; l’obiettivo dovrebbe essere quello di concepire un nuovo modello aggregativo che ruota intorno al tema della coltivazione della canapa per renderlo autosufficiente dal punto di vista energetico e dello sfruttamento delle risorse ambientali, affinché il borgo abbia un impatto ambientale zero sul pianeta e che sia non emissivo nel confronti della anidride carbonica; essere un nuovo insediamento che fa bene all’economia, alla cultura, alla società e soprattutto al nostro pianeta.

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